Elisa Leonini,Sara Dell’Onze,
A volte rido lo spazio di una notte, 2012.
Installazione site specific.
Inchiostro su stoffa/ink on fabric cm30x100, video 1’03” loop, live electronics by Alfonso Santimone, video shooting: Maurizio Cinti
Torrione Art Gallery, Jazz Club Ferrara. Ph. Maurizio Cinti
A volte rido lo spazio di una notte, the fascinating site specific installation created by Elisa Leonini and Sara Dell’Onze, in collaboration with Alfonso Santimone in exclusive for Jazz Club Ferrara, is included in the long list of activities which celebrate the centenary of the birth of the famous Italian director Michelangelo Antonioni. It is hard to condense the work of art of such a big artist given the multitude of nuances which characterises it, and it is even harder to get the essence to transform it into something brand new. The risk to fail is bigger especially when the location selected for the installation is completely different from museums, art galleries ect. The Jazz Club Ferrara took up the gauntlet with enthusiasm, accepting the two young artist’s project who worked together for the first time. Sara Dell’Onze’s work, mainly based on drawing and engraving, meets the perspective study of space and the various ways of perceiving reality, which characterise Elisa Leonini’s work. They poured all these ingredients together, with feminine complicity, joining into the common path of video installation and performance. The result is a charming example of expanded cinema: video technology crosses its own borders and embraces a fine craftwork. All the elements involved in the process create a space-time gap which shows the Torrione San Giovanni under a different and new light. The visitor enters the bastion and gets into the concert hall on the first floor. The auditorium chairs are set to be a half moon shape. On each backrest lays a delicate and white fabric, decorated on both sides. With curiosity the visitor feels like wondering around and find himself within a new dimension just like being into a new set. Printed on the back of the chairs appear, like black and white clouds, some of the best scenes from Antonioni’s movies: faces and figures emerge, some of them are serious, some others are laughing or yet thoughtful and absorbed. As the traditional way, pictures are transferred from paper to cloth through a printing press, while some acid helps the process. On the front of the chairs are instead printed letters, words and sometimes notes. Next to each other, the chairs create a sort of scrabble that reveals some of the most original thoughts pronounced by Antonioni’s feminine heroes. The observer is thrown into a poetic, vaguely Dadaistic vision. This is the same place projected from a looping video which also makes up the performance named “E allora ridi…”. In this virtual reality there are two observing figures. They are there but not here, the observer is here but not there. What is true? Are we all playing that tennis game? Are we inside or outside the playing field? And the ball? Is the ball impact on the racket just inside us? The rather fine sonorous experiment, smartly forged by Alfonso Santimone, amplifies the unending search.
Nell’alveo delle numerose attività atte a celebrare il centenario dalla nascita del famoso cineasta ferrarese, Michelangelo Antonioni, s’iscrive anche A volte rido lo spazio di una notte, la suggestiva istallazione site specific realizzata in esclusiva per il Jazz Club Ferrara da Elisa Leonini e Sara Dell’Onze con la preziosa collaborazione di Alfonso Santimone.
L’operare di Sara Dell’Onze, fortemente legato alle tecniche del disegno e dell’incisione, entra in contatto con lo studio prospettico dello spazio e delle diverse modalità di percezione del reale che contraddistinguono la ricerca di Elisa Leonini, per poi confluire, con femminile complicità, nel territorio comune della video istallazione e della performance.
L’esito consiste in un affascinante esempio di “cinema espanso” in cui la tecnologia video valica i propri confini abbracciando un fine lavoro d’artigianato. L’enarmonia di tutti gli elementi del luogo dà vita, altresì, ad un processo di totale espansione spazio temporale che pone il Torrione San Giovanni sotto una luce completamente insolita e rinnovata.
Il visitatore varca la soglia del bastione rossettiano per accedere alla sala da concerto del primo piano. Nella platea raccolta le sedie sono disposte a mezza luna. Sullo schienale di ognuna di esse è morbidamente adagiata una lingua di stoffa bianca decorata sia da un lato, sia dall’altro. Destata curiosità impone il girovagare di colui che si trova su un nuovo set, una “scenografia” dalla dimensione sospesa, d’interminabile attesa.
Dal retro delle numerose stoffe appaiono, da brumosi bianco neri, immagini tratte da alcune delle più celebri pellicole del Maestro. Emergono volti, figure. Serie, ridenti, pensierose, assorte. La particolare tecnica utilizzata, che prevede il trasporre dell’immagine fotografica da carta a stoffa attraverso la pressatura a torchio ed il particolare uso di acidi che consentono il traslare, contribuisce all’atmosfera d’indeterminazione che indugia nel ricordo di un mondo lontano forse mai esistito, se non nella mente del Genio.
Nella parte anteriore, invece, ogni tessuto propone una parola, una lettera, talvolta una nota… Una accanto all’altra, le sedie danno vita ad uno “scarabeo” dell’anima costituito da alcuni dei pensieri più originali pronunciati dalle eroine antonioniane. Lo sguardo del riguardante è catapultato così tra gli intrecci di una poesia visiva dal sapore vagamente dadaista… Ma il luogo in cui il visitatore si trova è anche lo stesso che viene proiettato da uno schermo in loop e che costituisce la performance dal titolo E allora ridi… In quella realtà virtuale sono presenti due figure che osservano. Loro sono là ma non qui, il riguardante è qui ma non là. Qual è la realtà? Stiamo giocando tutti quella partita a tennis? Dentro o fuori dal campo di gioco? E la palla? L’impatto della palla sulla racchetta – “stock” – è solo dentro di noi? Il sottile esperimento sonoro forgiato dall’acume di Alfonso Santimone amplifica l’interminabile ricerca.
Da A volte rido lo spazio di una notte, dentro o fuori dal campo di giuoco? di Eleonora Sole Travagli.
Catalogo A volte rido lo spazio di una notte, Torrione Art Gallery, Ferrara 2013.
Backstage of the installation: