Text of Sergio Fortini for Sara Dell’Onze,catalogue 2000:
“The ball of wool was resting on a medium-sized wicker chair, therefore a few tens of centimeters below me. Warmed by tumid contractions and expansions that I should feel as neutral, I didn’t immediately focus on the rough perfection of this thing which for the first time once I was in front of him. Then his legs, in a hesitant but linear motion, nailed it in front of me and, aided by the previous movement, I understood its spatial presence, smoothed by the shadows but now silhouetted within me. And I understand. A homemade weaving of fibers silky fibers and I understand that there is a hierarchy: child woman sphere, cube man man in pajamas, descending order A voluminous weave of silky fibers and I understand that an idea is a problem, but it is a magnificent problem that does not know fears other than those of revealing itself extracted and changed to ruin itself in order to extract itself again An embryo of soft fibers and it could be me, or part of my creation and it is not, mind you, motherhood comma instinct of, if anything numbness, essence of intuition, new perception, the same that allows me to perceive a panting presence in pajamas a few meters behind my shoulders and to feel it already old. I am a tortured flesh decorated about eighty centimeters from the ground and everything, everything around me offers exiles, distant desperate lands. It’s an important dream, I want darkness and panties.”
Testo per libro Sara Dell’Onze, comune di Ferrara 2000 of Sergio Fortini
“Il gomitolo di lana stava appoggiato su una sedia di vimini olanese di medie dimensioni quindi qualche decina di centimetri sotto di me. Accaldata da contrazioni tumide espansioni che dovrei sentire come neutrali, non ho focalizzato subito la perfezione ruvida di questa cosa che per la prima volta avevo davanti. Poi le gambe, in moto esitante ma lineare,me l’ha inchiodato davanti e,complice il movimento precedente,ne ho carpito la presenza spaziale smussa dalle ombre ma stagliata ora dentro me . E capisco. Un intreccio casalingo di fibre setose e capisco che c’e’ una gerarchia: bambino donna sfera, cubo uomo uomo in pigiama,ordine discendente. Un voluminoso intreccio di fibre setose e capisco che un’ idea e’ un problema, ma e’ un magnifico problema che non conosce paure se non quelle di rivelarsi estrarsi e cambiare per rovinarsi per estrarsi ancora. Un embrione di fibre morbide e potrei essere io, o parte di una mia creazione e non e’, si badi, maternita’ virgola istinto di, semmai gomitosita’, essenza d’intuizione, nuova percezione, la stessa che mi permette di avvertire un a presenza ansimante e in pigiama qualche metro dietro le mie spalle e di sentirla gia’ vecchia. Sono uno strazio di carne decorato a circa ottanta centimetri da terra e tutto, tutto attorno a me regala esili, terre disperate lontane. E’ un sogno importante, chiedo buio e mutandine.” Sergio Fortini